Reportage

Oggi si parla molto di reportage, ma esattamente pochi sanno cosa vuol dire, non per ignoranza ma perche’ nel tempo il significato ha perso la sua vera valenza.

Inizialmente questo aggettivo era utilizzato in campo giornalistico per raccontare la realta’ di un ambiente o un luogo con assoluta sincerita’ .

Questo termine poi, è stato “adattato” impropriamente al racconto fotografico del matrimonio, ma in realta’ il reportage nel matrimonio è pressoche’ impossibile.

E’ un giorno colmo di emozioni e si sa, spesso l’emozione paralizza al punto da non saper cosa fare, si ha bisogno di una guida e di chi ci consiglia. Gia’ solo questo aspetto fa a pugni col termine reportage. Lasciar correre tutto senza intervenire vorrebbe dire correre il rischio di portare a casa un lavoro fatto male, mancante di tante cose importanti, che purtoppo non si possono neanche piu’ recuperare.

Sicuramente c’è chi è predisposto alla macchina fotografica e fa meno fatica a interagire, ma molti invece hanno proprio bisogno di essere guidati. Ecco…guidare è il verbo che mi piace, spesso lo dico anche ai miei sposi sia in fase di preventivo che durante la giornata del matrimonio, che io lancio degli input poi sta a loro collaborare con me.

Ed è in questa fase che amo “scatenarmi”…perche’ passati i primi momenti quando si allenta la tensione riesco sempre ad alternare delle foto assolutamente spontanee a una semplice composizione . Adoro raccontare le emozioni forti, ma mi piace molto anche valorizzare la famiglia con un bel ritratto..perche’ se ci pensiamo bene alla fine un racconto fotografico parla proprio della storia di due famiglie ..dove spesso ci sono i nonni anziani..dove ci sono legami familiari indissolubili..dove c’è magari il cagnolino che è il compagno di giochi di infanzia.

 Ma il reportage è un’altra cosa. Non credo sia importante far rientrare un genere fotografico in un termine, credo che sia importante il risultato, che soddisfi l’artisticita’ del fotografo e le necessita’ degli sposi